domenica 10 aprile 2016

da Valmontone i Templari GRIDONO Verità e Pace per la Siria

In occasione del Convegno-tavola rotonda, organizzato dal coordinamento del Priorato del Lazio dell'Ordine dei Cavalieri Templari Cristiani Jacques De Molay, con la partecipazione del Gran Priore Fr. Massimo Maria Civale, del Priore e Maestro Fr. Roberto Gianfelici, Ambasciatore  di Roma Fr. Massimiliano Bellotti, dei fratelli: Giorgio Rotondi, Giovanni Valentiini, Sabino Persichella  ed altri alti dignitari dell'Ordine tra gli ospiti e relatori prof.Laura Miriello, prof.Armando Pannone, Priore Fr. Angelo Schiano di Zenise, i sacerdoti Don Donatello Camilli, Don Antonio Cimmino e Don Gigi


; insieme   Padre Mtanios Haddad, siriano, archimandrita della Chiesa cattolica greco-melchita, residente in Cosmedin a Roma, altre al tema del convegno I Templari di Ieri per Oggi e Oggi per Domani, si è parlato della persecuzione dei Cristiani orientali in Siria


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La Siria è in guerra dal marzo 2011. Chi sta dietro il conflitto? Si tratta di una guerra religiosa? Chi sono i ribelli? Cosa vogliono i paesi sunniti? E quelli occidentali? al convegno sui Templari di Valmontone , Le risposte di …mons. Mtanios Haddad, siriano, archimandrita della Chiesa cattolica greco-melchita,dipingono una situazione molto diversa da quella raccontata dai principali media internazionali…Muoiono in ginocchio pregando Dio. Ringraziano l'Isis per aver fatto vivere loro la fede fino in fondo. Una
bambina di 10 anni è visibilmente lieta, non incattivita verso chi ha causato tanto dolore nella sua famiglia
costretta a scappare da casa. Sono quelli che per i potenti e gli aguzzini sono solo dei perdenti, ma in realtà sanno
elevarsi ben al di sopra e oltre i loro stessi assassini. Sono i cristiani perseguitati, martiri dei nostri giorni.
Dall'Africa all'Iraq, dal Pakistan all'India il loro sangue versato ci chiama in causa tutti. Esattamente come fece
duemila anni fa Gesù Cristo, Dio fatto uomo, qualcuno muore perdonando i propri assassini. Come è possibile?
Che cosa significa? Religiosi, laici e gente comune che parla di perdono, non cerca la rivincita, non chiede occhio
per occhio, non aspetta di distruggere il nemico, ma ha una mansuetudine inconcepibile, sostenuta da qualcosa
che dev’essere davvero grande.
Morire per il solo fatto della propria fede non è una prerogativa dei cristiani, i musulmani li seguono a ruota,
vittime per lo più di musulmani di altre correnti. Anche i cristiani nella storia si sono resi protagonisti di azioni
violente. Ma questo non toglie che quella strana bellezza disarmata è una costante della loro storia, fin dai primi
secoli: in presenza di persecutori diversi, ma con lo stesso atteggiamento. Padre Mtanios Haddad, rappresentante a Roma di Gregorio III, patriarca della Chiesa cattolica
greco-melkita di Damasco in Siria, diceva: "E' l'occasione di una nuova testimonianza. La nostra presenza è
minacciata a causa della fede, ma noi siamo lì, pronti a essere figli dei martiri dei primi secoli, orgogliosi di essere
arabi e cristiani. Noi rimarremo nel Medio oriente. Lo ha detto il Papa: non si può immaginare un Medio oriente
senza cristiani". Ne I Fratelli Karamazov, uno dei capolavori della letteratura cristiana, alla radice stessa della
civiltà, Dostoievski risponde al problema del male innocente, non con una teoria ma raccontando di bande di
ragazzini mortalmente rivali che decidono di perdonarsi e vivere insieme superando gli argomenti di distruzione
che li avevano divisi fino a poco prima.
I martiri cristiani nel corso dei secoli hanno cambiato la storia con la loro mitezza. Non è successo subito, ci sono
voluti anni e anche secoli, ma in questo modo hanno cambiato il mondo. Come? Facendo della loro
mansuetudine e del loro perdono lo strumento e il metodo di una convivenza pacifica tra diversi. Dalla visita di
san Francesco al sultano in poi, gli esempi sono tanti, fino ad arrivare ai francescani di Terrasanta, al loro legame
con musulmani ed ebrei per garantire la pace. I cristiani perseguitati vengono uccisi, ma non chiedono guerre
sante, chiedono solo che sia garantito il loro diritto a esistere. Quante volte l’hanno chiesto, Giovanni XXIII,
Paolo VI che si recò in Medio Oriente per primo, San Giovanni Paolo II venendo, ignorato dai potenti occidentali
ai tempi delle inutili e disastrose guerre dell’Iraq.
Papa Francesco poi lo fa praticamente di continuo, nei suoi discorsi e con i suoi viaggi. Sono esempi che non
possiamo levarci dagli occhi, ma sono anche criterio per un metodo politico e diplomatico molto più efficace dei
calcoli che hanno mosso le nazioni occidentali negli ultimi 25 anni.
Aiutare le comunità cristiane perseguitate a continuare a vivere quotidianamente e concretamente in pace nelle
terre dove sono sempre state, con musulmani, ebrei, indù, ecc. è l’unico modo per costruire una pace duratura. Le
“guerre sante” di Bush, le alleanze con gli stati fiancheggiatori del terrorismo e la pretesa di un’imposizione
acritica della democrazia occidentale di Obama e della Clinton, la totale e patologica indecisione della comunità
europea, ignorando la vita concreta dei cristiani, hanno favorito la crescita dell’Isis, dei fondamentalisti, dei
signori della guerra, della violenza e dell’anarchia. Che popoli pacifici di cultura e religione diverse vivano fianco
a fianco e che le loro differenze siano tutelate dalla Costituzione, come nel caso del Libano (nonostante quanto
poi è avvenuto), è possibile. Ma la strada per arrivarci passa dal capire una cosa, ancora più sostanziale. Non solo
i potenti (e confusi) della terra, ma ciascuno di noi ha la possibilità di accorgersi, guardando i cristiani
perseguitati, che la loro mitezza non è debolezza imbelle, ma inesorabile e inattaccabile forza generativa di vita
per tutti. Anche oggi dal sangue dei martiri nasce la civiltà per tutti.

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